In questi giorni ho avuto il piacere di intervistare Giulio “Julyo” D’Agostino, musicista di fama internazionale originario di Genova che il prossimo 11 Aprile suonerà a fianco di Vinicio Capossela insieme alla sua Photosonic Orchestra presso la Button Factory di Dublino. L’evento, organizzato con la collaborazione di Kammamuri Nite e dell’Istituto Italiano di Cultura, è anche su Facebook. I biglietti sono acquistabili a questo link.
Julyo è chitarrista, autore, produttore e DJ e nel corso degli anni ha portato la sua musica in giro per il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone. Nel 2005 ha inoltre brevettato la Photosonic Guitar, uno speciale tipo di chitarra, riguardo alla quale ha poi girato un cortometraggio intitolato “Photosonic”.
Per saperne di più potete visitare il suo sito internet ufficiale www.julyo.net oppure www.photosonicguitar.com.
– Ciao Giulio, ci racconti le tue esperienze professionali all’estero? Con chi hai avuto occasione di suonare in passato?
Sono ormai 15 anni che viaggio. Ho vissuto in tre continenti, America, Asia ed Europa. Ho suonato quasi tutti i generi musicali conosciuti su Internet ed ho avuto il piacere ( e dispiacere delle volte) di suonare con artisti di tutti i tipi, da popstar a video maker. Ora al volo mi ricordo di aver suonato con Michael Maccini dei Simple Minds, suonato il basso con i Take That, registrato con Mark Mangold produttore di Cher ed aver collaborato con Laurence Gartel della legendaria Factory di Andy Wharol.
Sicuramente una vastissima esperienza che mi ha aiutato a crescere non solo artisticamente ma anche umanamente.
E’ solo una questione di scala, lo scambio di energia che avviene quando si suona con o per qualcuno. Che siano 20 o 15.000 persone la musica ha la stessa magia: fa viaggiare anche a corpo fermo.
– Cosa ti ha portato a Dublino e quali sono le tue iniziative e i tuoi progetti in Irlanda?
Arrivai nell’estate del 2008, pensando di rimanere per un anno e fare uno stacco con la musica. Arrivavo da una New York triste e con l’influenza e pensavo che l’Irlanda potesse essere una ottima “isola da esilio.”
In Irlanda ho suonato con vari progetti, il più recente con il bravissimo cantautore genovese Pietro Gabriele in Anima Libera.
– Suonerai a Dublino con Vinicio Capossela: per quali motivi ritieni che la sua musica meriti di essere ascoltata?
Vinicio è un visionario, un poeta, un artista spontaneo.
A tratti mi ricorda la libertà del mio idolo Frank Zappa. Come ogni artista spontaneo (che quindi non si rende conto di quello che fa, lo fa e basta), la sua musica merita di essere ascoltata, anche solo di passaggio. Perché ad un’opera d’arte non si nega la nostra attenzione.
– Ci puoi parlare della tua invenzione, la Photosonic Guitar?
La Photosonic Guitar, o “chitarra fotosonica”, è un sistema chitarra/computer che inventai durante l’estate del 2003 mentre vivevo a Copenhagen in Danimarca. E’ la realizzazione della sinestesia, il principio secondo cui ogni suono ha un colore.
– Cosa pensi del panorama artistico di Dublino e dell’Irlanda in generale? In che modo è diverso da quello italiano?
L’Irlanda è incredibilmente attiva e piena di diversità. A parte l’assenza di organizzazione, l’offerta musicale è sempre stata altissima, da musicisti professionali a band di college, da DJ tecno a musicisti di teatro. Quello che manca a Dublino è una comunicazione adeguata tra mondo dell’arte e pubblico. Spesso si perdono concerti perché non se ne conosce l’esistenza!
– Cosa pensi della musica irlandese? C’è qualche musicista, band o locale irlandese che apprezzi particolarmente?
La scena musicale irlandese è particolare. Se dovessi dare una definizione direi che e’ un “caos alla James Joyce”, un flusso di coscienza, il sogno di un marinaio ubriaco. Tantissime band, tantissimo talento, pochissima organizzazione, scarsissima informazione. Proprio per questo band come Hot Sprockets, Amazing Few, Jet Set Radio, The Aftermath sono come stelle che appaiono solo in una notte a cielo scoperto …. e a Dublino piove quasi sempre.
– Che consigli daresti a un giovane musicista italiano che vorrebbe “lanciarsi” in un’esperienza all’estero?
Il mondo della musica è cambiato enormemente negli ultimi 10 anni. Se prima si poteva contare su una “struttura” del mondo musicale, oggi viviamo in un caos di etichette indipendenti, milioni di band di musica originale, centinaia di milioni di cover band ed un continuo bombardamento di informazione via Internet.
Per il musicista che si vuole lanciare all’estero è richiesta capacità di autogestirsi, di essere presente dal vivo, focalizzandosi appunto sulle performance dal vivo e sul proporsi il più possibile davanti ad un pubblico. La maggior parte dei musicisti vive con lezioni di musica, con un lavoro come turnista e naturalmente basking (suonare in strada o a serata gratis in locali musicali e pub). Insomma, vita durissima ma non per questo priva di felicità. Diciamo che il mondo del divismo sta arrivando ad una fine certa. Il “sogno della rockstar” o del “musicista jazz cool” sono finiti. Unici giudici sono più che mai pubblico e stampa.
Quindi lanciarsi all’estero solo se si è convinti della propria passione.
La musica non è solo un’arte ma uno modo di vivere.
Luca Cattaneo