Venerdì Santo in Irlanda: i pub chiudono

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L’attenzione riservata dagli irlandesi alle regole e convenzioni della religione cattolica è nota in tutto il mondo.

Durante i quarantaquattro giorni di Quaresima moltissimi irlandesi mettono daparte alcuni vizi in segno di rispetto (rinunciando, per esempio, all’alcool, alla televisione o alle sigarette). 

Solitamente durante i venerdì di Quaresima vengono serviti piatti a base di pesce o verdura (perlopiù zuppe) per rispettare il “magro”, l’astinenza da qualunque genere di carne. Un tempo questa usanza era segno di povertà ed umiltà, essendo in passato il pesce più economico rispetto alla carne.

Ma l’osservanza e il rispetto per la tradizione religiosa raggiunge il suo apice nel giorno del Good Friday, il Venerdì Santo che precede la Domenica di Pasqua.

Durante questo giorno speciale per la Cristianità che commemora la passione e morte di Gesù, molti esercizi pubblici e privati (tra cui le scuole) restano chiusi, benché non si tratti di un giorno di “public holiday” ufficialmente riconosciuto dallo Stato.

Esistono solo due giorni all’anno durante i quali i pub restano chiusi in Irlanda: Natale e Venerdì Santo.

Ciò è previsto da una legge del 1927, che in origine prescriveva la chiusura dei pub e il divieto di vendere alcoolici perfino nel giorno di San Patrizio!

Capita che i bevitori più appassionati decidano di eludere la legge organizzando dei piccoli “party” a bordo dei treni, sui quali la vendita di alcoolici è permessa anche in questo giorno.

Celebre il caso legale che coinvolse la città di Limerick nel 2010: la Good Friday closure controversy. Per il Venerdì Santo di quell’anno (2 Aprile 2010) era in programma una importante partita di rugby della Celtic League tra le due squadre irlandesi di Munster e Leinster.

Lo stadio di Limerick, il Thomond Park, aveva da tempo registrato il tutto esaurito per il match in questione.

Per rispettare la vecchia legge i proprietari di pub e taverne in città avrebbero perso in un solo giorno un business che in previsione si aggirava intorno ai 10 milioni di €!

Grazie alla decisa presa di posizione della magistratura locale nella veste del giudice Tom O’Donnell, per la prima volta in oltre 80 anni, i pub irlandesi aprirono le porte durante il Venerdì Santo, tra il disappunto di molti rappresentanti dello Stato e delle forze di polizia che si erano opposte in tribunale.

Fu così dato un significativo segnale importante di rinnovamento nei rapporti tra Stato e Chiesa.

Al giorno d’oggi, nella multiculturale Repubblica d’Irlanda che volge lo sguardo al futuro, resta in vigore una legge che -anche se per un solo giorno- limita la libertà e il diritto di scelta dei cittadini, di ogni credo e religione.

Per quanto i precetti cristiani possano essere importanti per alcuni, non bisognerebbe ormai lasciare che siano le singole persone -e non le istituzioni- a scegliere e giudicare se ritengano opportuno seguirli?

Ai posteri l’ardua sentenza.


Luca Cattaneo