Avviare un Ristorante Italiano in Irlanda: l’esperienza di Paolo

0
3215
Avviare un ristorante italiano in Irlanda - la storia di Paolo

Avviare un Ristorante Italiano in Irlanda: Paolo e La Dolce Vita

Avviare un ristorante italiano in Irlanda - la storia di Paolo

Paolo Perrone, 42 anni, ha avviato insieme a un collaboratore a La Dolce Vita, ristorante-pizzeria italiano a Cork.

Paolo vive in Irlanda da otto anni e ci ha raccontato un po’ della sua storia, dando qualche consiglio prezioso sulla costituzione di un’attività nel settore alimentare e nello specifico sull’avviamento di un ristorante italiano in Irlanda.

Lasciata l’amata Sicilia (nello specifico Sciacca, in provincia di Agrigento), dove lavorava presso un wine-bar ed una trattoria, negli ultimi anni Paolo si è lanciato in questo nuovo entusiasmante progetto irlandese, ovviamente senza perdere l’amore per la cucina e per i sapori della sua terra.

Qui il sito ufficiale de La Dolce Vita.

  • Ciao Paolo, quando e come ha avuto inizio il progetto di avviare un ristorante italiano in Irlanda?

Tutto ha avuto inizio tre anni fa. Inizialmente io ed un amico abbiamo avuto l’idea di avviare una piccola attività, poi abbiamo avuto l’opportunità di dare vita a qualcosa di importante come La Dolce Vita e ci siamo gettati in questa avventura.

  • Quali sono i primi passi fondamentali per costituire un’attività in Irlanda a livello burocratico?

Direi che il primo passo fondamentale è quello di trovare la persona giusta che ti possa assistere. Un buon commercialista ti può fornire tutte le informazioni necessarie a livello burocratico.

  • Ci puoi dire qualcosa riguardo ai regolamenti sanitari ed alimentari, al training e alle documentazioni necessarie per avviare un ristorante? 

    La Dolce Vita, Cork
    La Dolce Vita, il ristorante italiano di Paolo a Cork

La legislazione è bene o male simile a quella italiana: controllo dell’HCCP, provenienza e temperatura degli alimenti… i regolamenti da seguire sono in genere quelli dettati dall’Unione Europea.

Per quanto riguarda la documentazione non bisogna preoccuparsi troppo, in quanto è piuttosto semplice iniziare l’attività, più semplice che in Italia. Costituzione della società e licenze sono molto più rapide.

Per gli alcoolici ci sono tre diverse licenze (vino, birra e liquori), mentre in Italia ne esiste una generica “per la somministrazione di bevande alcooliche”, la qual cosa rende tutto più macchinoso.

Da parte nostra ci siamo appoggiati a un legale che ci ha spiegato tutte le questioni burocratiche a proposito delle licenze, che vengono rilasciate dal tribunale, nel dettaglio. Per mantenere le licenze va versata una tassa annuale e a differenza che in Italia qui non puoi rischiare di commettere errori. L’eventuale ritiro della licenza è infatti rapido tanto quanto il rilascio della stessa.

Per esempio, in base alla nostra licenza per gli alcoolici che è quella destinata ai ristoranti, non possiamo servire da bere senza al tempo stesso servire da mangiare, cosa che invece è ovviamente permessa ai pub.

Ottenere la licenza per la vendita di cibo è piuttosto semplice, ce n’è una sola per tutti i tipi di ristoranti e distributori alimentari.

  • Che consigli daresti a un imprenditore che vorrebbe “seguire le tue orme”? Quali sono le tre principali cose da tenere a mente per avere successo nel settore?

A un giovane imprenditore che vuole lanciarsi nella ristorazione direi di essere consapevole che quella a cui va incontro sarà un’avventura. Bisogna essere sé stessi, usare la propria immaginazione e andare oltre quello che propongono gli altri locali nell’hinterland.

Bisogna dare novità, qualcosa di diverso, al consumatore. Serve qualcosa che attragga i clienti, portandoli a scegliere il tuo locale.

La competizione non deve essere basata sulla semplice copiatura di un sistema, ma sulla dimostrazione del proprio valore, delle proprie qualità ed idee.

  • Pensi che sia una buona idea investire nel settore della ristorazione in Irlanda? E perché non in Italia?

Rispondo prima alla seconda domanda, che è più semplice (sorride).

In base alla mia esperienza, in Italia i concorrenti cercano sempre di metterti il bastone tra le ruote. Se offri un prodotto, ci sarà sempre qualcuno che cercherà di offrire lo stesso a un prezzo inferiore, cercando la competizione. Inoltre sappiamo tutti la situazione della burocrazia italiana, non certo al top, con tantissime tasse.

Qui in Irlanda le tasse si pagano, ma in maniera un po’ diversa: ti viene data la possibilità di sopravvivere e portare avanti un progetto. Purtroppo in Italia rischi di essere tagliato fuori.

Tornando alla prima domanda, oggi come oggi non sarei sicuro al 100% di investire in Irlanda. Diciamo che sarei “con un piede dentro e con un piede fuori”. Bisogna tenere in conto le conseguenze della recessione e i problemi che l’Europa sta attraversando, problemi che ad ogni modo colpiscono anche l’Italia. I rischi sono chiaramente maggiori rispetto a qualche anno fa. Per quanto riguarda l’Irlanda resterei indeciso, ma di sicuro non investirei di nuovo in Italia. Ovviamente qui speriamo che tornino presto tempi migliori.

  • Per quanto riguarda i prodotti italiani, importate qualcosa direttamente o avete un fornitore di fiducia? Sai dirci qualcosa a proposito dell’importazione?

Abbiamo un fornitore e importiamo solo dell’olio extravergine di oliva direttamente dalla Sicilia.

Non lavoriamo con la pasta secca ma produciamo noi la nostra pasta fresca. Per quanto riguarda l’importazione so che non è semplice importare gli alcoolici in quanto c’è un’accisa piuttosto significativa. Non a caso i vini italiani in Irlanda costano così tanto.

  • Il locale deve essere ispezionato prima di poter iniziare ad operare? Come sono i tempi?

Sì, ci sono alcuni controlli: quello dei vigili del fuoco, che vengono a controllare le uscite di sicurezza e le misure anti-incendio, il controllo sanitario e quello per l’agibilità del locale.

I tempi sono anche in questo caso strettissimi, noi abbiamo effettuato tutti i controlli in un paio di settimane, dopo aver firmato il contratto di affitto del locale e consegnato la documentazione che commercialista e assistente legale ci avevano indicato.

  • Hai qualche dritta sulla ricerca del locale giusto?

Innanzitutto bisogna fare un’indagine di mercato: per esempio verificare la disposizione degli uffici, delle scuole e delle attività nei dintorni, il numero e il genere di persone di passaggio (lavoratori, turisti?) e la distanza dal centro.

Ovviamente più si è vicini al centro più si attirano nuovi clienti che entrano per curiosità.

Il nostro locale non è in pieno centro, ma leggermente distaccato, quel tanto quanto basta da attirare comunque clienti di passaggio che si recano in centro ma anche frequentatori più affezionati che vengono qui per i nostri prodotti.

Luca Cattaneo

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui