Elezioni dall’Irlanda: gli Erasmus italiani organizzano un gesto simbolico

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Sono tantissimi gli studenti italiani che ogni anno si trasferiscono all’estero per un’esperienza di studio o di tirocinio, partecipando al Progetto Erasmus

I dati statistici più recenti in nostro possesso riportano che ben 22015 nostri connazionali -gran parte dei quali tra i 20 e i 24 anni- hanno preso parte al Progetto durante l’anno accademico 2010-2011, con una durata media di soggiorno pari a oltre sei mesi.

Come possono tutti questi giovani votare per le imminenti elezioni politiche? In sostanza, non possono. Se non tornando in Italia a proprie spese, perdendo ore di lezione, denaro ed opportunità.  Per poter votare gli dall’estero i cittadini italiani devono infatti essere iscritti all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero). L’iscrizione all’AIRE prevede però che sia necessario un periodo di residenza nel Paese ospitante di almeno 12 mesi.

Il disagio dell’impossibilità di voto non si limita agli studenti in Erasmus. I numeri degli italiani all’estero per motivi professionali, stage, tirocini presso aziende straniere, borse di studio e dottorati sono decisamente consistenti. La maggior parte di questi, soprattutto i giovani con poca esperienza alle spalle, non possono avere garanzie precise riguardo al proprio futuro (i contratti sono quasi esclusivamente a tempo determinato). A tantissimi non è dunque concesso sapere se effettivamente riusciranno a  trattenersi all’estero per più di qualche mese.

Nella maggior parte dei casi questa condizione di precarietà trascende la volontà dei singoli: perché dunque questi cittadini dovrebbero vedersi limitare il proprio -sacrosanto- diritto di voto? Una risposta convincente, purtroppo, non esiste e la situazione è ai limiti del grottesco nel mondo digitale e cosmopolita dell’anno 2013.

Ciononostante la passione dei giovani non si arrende. In tutto il vecchio continente si stanno organizzando dei seggi “fac-simile” per permettere un gesto simbolico a chiunque si sia scontrato con le tristi falle della burocrazia.

Federica Pennacchioni -Dublino

L’Irlanda, con i suoi 5000 studenti Erasmus ospitati in media ogni anno (circa 300 dei quali italiani), non sarà da meno. Gli studenti a Dublino e Cork, le due città più popolose della Repubblica, si preparano alle elezioni a modo loro.

Su Facebook sono nati due community a riguardo: “Elezioni Italiane 2013 – Dublino” ed “Elezioni Italiane a Cork“. Per restare aggiornati sull’iniziativa chiunque sia interessato è invitato ad iscriversi.

A Dublino la coordinatrice del gruppo organizzatore è Federica Pennacchioni, studentessa di Ancona in Erasmus per 10 mesi nella capitale irlandese. “Il nostro seggio sarà organizzato per mezzo di postazioni telematiche che faciliteranno la procedura di voto online” spiega. “A queste postazioni telematiche verrà affiancata un’urna, nella quale tutti gli elettori inseriranno anonimamente la propria preferenza. Raccoglieremo i dati anagrafici degli elettori su di una lista. A fine giornata, i voti saranno conteggiati per calcolare le percentuali di preferenza”.

Francesca Sabattini, studentessa 24enne di Carpi (Modena), che coordina invece gruppo organizzatore di Cork dice “qui organizzeremo un vero e proprio seggio, sarà allestito molto probabilmente in centro cosicché non solo gli studenti (e non solo gli italiani) possano vedere cosa faremo”.

Nella Rebel City a sud dell’Irlanda saranno dunque stampate delle schede elettorali fac-simile da inserire in un’apposita urna.

Francesca descrive inoltre come il progetto sia nato da un’idea di portata internazionale: “da inizio gennaio è nato un movimento che cercherà di portare alla luce la volontà degli italiani all’estero di votare. Il tutto ha avuto origine dalla creazione di un gruppo Facebook (Elezioni italiane all’estero 24/25 febbraio) il quale ha promosso per primo l’iniziativa. In tantissime città europee (e non solo) è partita una mobilitazione di massa, col fine ultimo di allestire dei seggi elettorali.”

Francesca Sabattini – Cork

Si potranno dunque conoscere anche i risultati di queste elezioni simboliche, spiega Federica: “quando i singoli seggi di ogni città avranno i propri risultati, questi verranno pubblicati sul gruppo Facebook europeo, in modo da avere una percentuale complessiva delle preferenze di coloro che non hanno potuto votare.”

Ma cosa provano gli italiani all’estero che si trovano in questa situazione?

“Il fatto di essere privati di questo diritto è frustrante” dice Federica. “Ci sentiamo presi in giro dalle istituzioni: i programmi Erasmus, Erasmus Placement, Leonardo, etc esistono da un’infinità di tempo (il programma LLP Erasmus ha festeggiato i suoi 25 anni nel 2012). E soprattutto non comprendiamo il fatto che sia stato approvato un ddl dell’ultimo momento per includere solo professori, ricercatori e militari in missione alle votazioni. Anzichè includere specifiche categorie, non sarebbe stato possibile includere tutti gli italiani? Vogliamo in questo modo rispondere anche a coloro che in questi mesi hanno definito i giovani bamboccioni, choosy, eccetera.”

Per Francesca “le sensazioni sono varie, dalla delusione alla consapevolezza che il nostro non è un Paese per giovani. Fondamentalmente ciò che vogliamo far capire, e ce la stiamo mettendo tutta, è che siamo noi a volere scegliere il nostro futuro. Credo che i nostri voti potrebbero fare la differenza.”

In questo mondo politico di promesse elettorali risibili, parlamentari indagati, insulti patetici e provocazioni da bar trasmesse dalle emittenti televisive nazionali, forse possiamo riscoprire il lato sano della politica proprio nell’energia di questi giovani.

Quel lato autentico della politica, perso in altri tempi, che nasce dalla passione e dalla cooperazione dei cittadini. Dall’impegno condiviso, da chi sa spendere fatica e denaro (le “elezioni fac-simile” saranno completamente autogestite) senza aver bisogno di un egoistico tornaconto, mettendo a disposizione della comunità il proprio entusiasmo.

Giovani che studiano, imparano o si gettano nel mondo del lavoro, sperimentando senza paura una vita lontana da casa e che a buon motivo si pongono delle domande senza risposte.

Perché ai nostri coetanei in servizio nell’esercito viene concesso un diritto che a noi viene sottratto? Perché dovremmo essere considerati meno importanti? Qualcuno non aveva poi scritto da qualche parte che “l’Italia ripudia la guerra”?

L’augurio per tutti i giovani organizzatori e partecipanti è che l’eco di questa bella iniziativa possa risuonare forte.

E che qualcosa possa cambiare, presto.

Luca Cattaneo

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