Irlanda e l’aborto: nuove prospettive?

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Martedì scorso, 30 Aprile 2013, è stato presentato al Parlamento irlandese un disegno di legge in favore del diritto di scelta sulla delicata questione dell’aborto.

Manifestazione pro-aborto a Dublino

La proposta sarebbe quella di consentire l’aborto nel caso in cui la vita della donna incinta sia in grave pericolo o nel caso di un suo possibile suicidio. Si tratta di un piccolo passo in direzione opposta al tradizionale conservatorismo della Repubblica d’Irlanda. Pensate che il divieto di interrompere volotariamente una gravidanza in Irlanda è prescritto dalla Costituzione.

Ogni anno ben 6mila donne irlandesi si recano nel Regno Unito per abortire.

La nuova proposta, giunta in seguito al caso di Savita Halappanavar, ragazza 31enne di origine indiana morta incinta l’Ottobre scorso all’ospedale di Galway per un’infezione al sangue. Savita aveva chiesto di interrompere la sua gravidanza (alla 17esima settimana), richiesta che non fu accolta dai medici in quanto il cuore del feto continuava a battere.

In Europa l’aborto è assolutamente vietato in soli tre Paesi: l’IrlandaMalta e naturalmente Città del Vaticano.
Non a caso Paesi nei quali la religione cattolica ha radici profonde e strettamente intrecciate ad ogni livello del tessuto sociale.

La proposta di legge appena lanciata è comunque molto limitata. Non esistono specifiche in caso di stupro, incesto o anomalie del feto. Contradditoria e discutibile è senza dubbio la parte che riguarda la minaccia di suicidio da parte della donna. Se gli anti-abortisti sostengono che una non veritiera minaccia di suicidio possa essere usata come pretesto per interrompere gravidanze “a richiesta”, dall’altra secondo i pro-aborto e le femministe, l’iter per ottenere l’autorizzazione ad asportare il feto è stato reso troppo complicato, al limite del surreale.

Una donna incinta che manifesti inclinazioni al suicidio dovrà essere esaminata da una commissione di 3 medici, che per poter procedere dovrà decidere all’unanimità che l’aborto sia l’unico modo per evitare il suicidio. In caso contrario, la donna potrà fare ricorso ed essere esaminata da una seconda commissione.

L’Irlanda ha votato a favore del divieto di aborto con un referendum costituzionale nel 1983.

Protesta anti-abortista

Solo nel 1992 la Corte suprema ha stabilito un’eccezione, nel caso ci fosse un “reale e sostanziale” rischio per la vita della donna in gravidanza. La decisione finora è sempre rimasta a discrezione dei medici, che tendono a rifiutare il ricorso all’aborto (come nel triste caso della Halappanavar), per motivi religiosi o per tutelarsi da conseguenze penali causate dall’inesistenza di una legge ben definita.

Nonostante ciò, nemmeno questo disegno di legge porterà un cambiamento sostanziale. Come precisato dallo stesso primo ministro Enda Kenny (del partito Fine Gael, centro-destra) la legge che potrebbe essere approvata di fatto non creerà nuovi diritti.

Il piano è semplicemente quello di colmare un vuoto legislativo. Per questo la soluzione è accettabile tanto per i progressisti quanto per i conservatori e il voto a favore giungerà quasi sicuramente da entrambe le camere del Parlamento.

E in Italia? Secondo la legge 194 del 1978 sulla IVG (interruzione volontaria di gravidanza), nei primi novanta giorni di gravidanza il ricorso alla IVG è permesso alla donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche/sociali/familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito.

Come risulta dalle amplissime formule usate dalla legge, le possibilità di accedere alla IVG nei primi novanta giorni sono praticamente illimitate.
Nel nostro Paese l’aborto è permesso dalla legge anche dopo i primi novanta giorni di gravidanza:

  • Quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
  • Quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.

Anche in Irlanda, dopo il passo avanti nella direzione della legge a riguardo dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, pare che l’incrollabile e spesso acritica dedizione ai dogmi religiosi stia lasciando spazio a una visione più aperta, progressista e moderna.

Luca Cattaneo

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