La lettera di Giovanni alla nostra redazione. Abbiamo voluto pubblicarla esattamente come ci è stata inviata. Ci ha colpito il suo entusiasmo e la sua voglia di partire per l’Irlanda o forse di evadere dall’Italia…
Cominciò tutto quando avevo pochi anni, abitavo ormai da sempre in un paesino di campagna a 50’ minuti di strada dalla prima città, la città di Treviso. Si tutto sommato mi trovavo bene. Colbertaldo è un paesino che ha tanti km di grandezza ma poche anime, difatti, sotto i duemila è il totale.
È uno dei paesi in veneto dove si produce il prosecco, tranquillo tutto l’anno, immerso nel verde e nel silenzio, tranne durante il periodo delle vendemmie. Dicevamo… Allora fin da piccolo cercavo una via di fuga da quella monotonia. Finite le medie mi parve assurdo poter andare in un altro paese, più grande, lontano 15 km da casa!!! E non è finita qui! In 3’ superiore mi trasferii direttamente a Treviso di scuola e quindi potei verificare le routine di una città, anche se non molto grande… Restai abbagliato e crebbi piano piano uscendo da quel mondo di alberi e viti che mi ero costruito intorno. Circa un anno dopo avvenne il primo e vero passo verso una vita di nuove esperienze che avevo sempre sognato.
Ci trasferimmo a Verona. Ah giusto, non vi ho detto chi! Io mamma e Vittoria, la mia sorellina più piccola di 4 anni in meno di me. Qui realmente incominciai a far le mie prime esperienze da vero ragazzo di città. Tutti quegli anni in paesetti e a Treviso, mi avevano portato una “tamarraggine” tale che a momenti mi mettevo a disagio da solo. In una città come Verona, in cui davvero ne possono succedere di ogni non c’è bisogno di mettersi in mostra… Non fui mai davvero soddisfatto dei miei spostamenti, si provavo nuove cose e nuove esperienze ma restare troppo in un luogo un po’ mi appesantisce, mi fa sentire fermo, statico… Sono sempre stato un ragazzo avventuroso, pieno di curiosità.
Fin da piccolo mi è piaciuto visitare luoghi abbandonati di ogni genere e costruire dio sa solo cosa con tutta l’immaginazione che avevo. “L’abbonamento scolastico” è una di quelle cosa che ho fatto, si difatti, mi abbonai per fare ben sette anni a scuola e non i semplici cinque. Un abbonamento da non perdere, solo per i più grandi intenditori e affezionati a quelle maree di ansie che sono un’interrogazione non programmata o lo studio sfrenato dell’ultimo minuto sa offrire. Il fatto è che non essendo totalmente convinto di quello che volevo fare dopo mi godevo il momento senza prendermi cura della scuola e di conseguenza venni bocciato ripetutamente. C’è anche da dire che ci sono stati gli spostamenti di mezzo eh… (cazzata, chiunque se ha un obiettivo riesce a superare le “difficolta”!). Quindi eccomi qua, sono in volo in questo momento che scrivo, a migliaia di metri dal suolo italiano che tanto amo e che con una felice tristezza sto lasciando. L’inestimabile valore di questa terra e di chi ci abita come la mia famiglia, i nonni e i parenti, lo porterò nel cuore con me, diretto in Irlanda…
Sissignori, in Irlanda, la terra di San Patrizio, il quadrifoglio e la birra buona ahah. Se devo essere totalmente sincero non conosco molto bene questa terra, ma l’ho vista con molta simpatia fin da subito, fin da quando ne lessi nei libri di inglese quando andavo alle scuole medie nel mio paesino.
Quanta strada che ho fatto, continuo a ripetermi. Dall’inizio, questa curiosità mi ha portato oltre, oltre il mio paesetto, oltre Treviso, oltre Verona, oltre le mie paure e i miei limiti. La magia di un viaggio porta con sé tutto ciò che c’è stato prima, di cui io ho fatto tesoro. Ho creato un vettore, una direzione, cosa che sono fisicamente i questo momento con l’aereo. Siamo un tutt’uno, una freccia che porta verso Dublino. Ho dato una direzione alla mia vita, all’avventura! Con tutti gli strumenti giusti, una giusta organizzazione, una giusta quantità di denaro, un certo grado di follia, un certo modo di pensare e di vivere.
Non mi prenderò la briga di dare consigli attraverso questo testo ma se potessi parlare con il Giovanni in crisi mistica esponenziale con salto arrotante a desta e poi a sinistra, gli direi che deve darsi una direzione. Come fare? Datti un obiettivo, sogna in grande.
Non avrei mai pensato di poter arrivare a volare via dall’Italia per andare a fare un’esperienza all’estero tutto solo. Io? Nah, ma chi te lo fa fare!!” mi dicevo. Vivevo in una zona di confort molto sconfortante.
La cosa più importante che ho capito nel mio percorso è che esistono due tipi di sconfort”: Uno che percepisci quando vai totalmente contro te stesso, contro i tuoi obbiettivi, contro quello che vuoi profondamente e quando ignori le tue vere necessità. Questo tipo di “sconfort” lo odi, ti fa sentire malissimo, ma io ero bravo a ricoprirlo di cose superficiali, in più un sorriso finto per non farlo vedere. E l’altro. Tenetevi forte perché la sparo grossa…. Questo tipo di “sconfort” è una sensazione che non percepisci come una cosa piacevole, ma come una cosa utile. Quel tipo di sensazione che senti quando fai sport e senti di mollare ma continui. Fa male? No è una figata… Bene, io mi ci sono tuffato completamente. Pazzo? Si. Folle? Fino dove la mia mente me lo permette… In alto? Volo a migliaia di metri da terra e non mi fermerò qui. A tutti quelli che stanno leggendo e sono arrivati a queste conclusioni auguro una buona vita, macché, una pazza vita.
Giovanni