La quarantena “covid” di un’italiana a Dublino

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Il 2020 non è sicuramente l’inizio di decennio che ci si aspettava…

Le nostre vite si sono fermate per diverse settimane ed è come se il pianeta stesso avesse temporaneamente staccato la spina, lasciando l’umanità intera a brancolare nel buio, in una situazione inaspettata e sconosciuta.

Oltre ai seri danni sanitari che hanno mietuto numerose vittime in tutto il mondo, questa crisi ha prodotto anche un rallentamento dell’economia, soprattutto nel settore turistico.

Con il sopraggiungere del blocco dei voli aerei, chi si trovava all’estero ha dovuto rimboccarsi le maniche per riuscire a ritornare a casa e da lì non si è più mosso.

In numerosi casi, però, la decisione più difficile è stata proprio se tornare in patria o meno.

All’inizio si era spaesati: gli esperti si sono trovati di fronte ad una situazione completamente nuova, non si capiva se il virus si sarebbe diffuso oppure si sarebbe placato in breve tempo e le informazioni erano vaghe e incerte.

Forse proprio per questa ragione anche molti italiani residenti a Dublino sono stati in dubbio sul tornare (anche se solo temporaneamente) in Italia oppure continuare la propria vita in Irlanda, adeguandosi al nuovo stile di vita.

Chi ha scelto di rimanere, per necessità lavorative o per scelta personale, non sempre ha vissuto l’esperienza della quarantena con tranquillità, dedicandosi alla cucina o all’arte come ci veniva mostrato sui social networks: le difficoltà psicologiche, oltre che economiche, non sono mancate, specialmente perché si era isolati e lontani dalla propria famiglia.

Per donare un’immagine di come sia stata realmente la quarantena di un italiano all’estero, abbiamo intervistato Silvia, giovane padovana trasferitasi a Dublino, che ci ha raccontato la sua esperienza personale.

1) Ciao Silvia! Presentati agli altri Italiani a Dublino…

Mi chiamo Silvia e sono originaria di Padova. Ho 29 anni appena compiuti e vivo a Dublino per lavoro.

2) Come hai emotivamente reagito al lockdown? Riusciresti a comparare la tua esperienza con quella di alcuni amici o parenti in Italia?

Il lockdown ha rappresentato per me un’esperienza piuttosto complessa e differente, che si è evoluta un po’ per fasi. Inizialmente ero molto confusa e non capivo bene quale fosse la cosa migliore da fare: se fosse stato il caso di rientrare in Italia per star vicino alla mia famiglia o rimanere in Irlanda con il rischio di non poter più rientrare per un periodo indefinito. Alla fine ho pensato fosse meglio continuare il mio lavoro qui a Dublino.

Ho quindi iniziato un percorso di yoga per mantenere i nervi saldi durante le prime fasi di work from home.

Ho anche mantenuto i contatti con i miei amici più stretti. Questo step è stato fondamentale per sfogarmi nei momenti in cui pensavo che la mia testa sarebbe partita per i fatti suoi.

3) Come ha gestito la crisi economico-sanitaria il governo irlandese e che cosa avrebbe potuto fare in più secondo te?

Ad essere sincera, nella mia personale situazione, non ho sofferto molto di questa crisi: fortunatamente sono riuscita a mantenere il mio lavoro spostandolo semplicemente da remoto, dunque in casa.

Durante una passeggiata…

4) E per quanto riguarda gli irlandesi? Come hanno gestito la quarantena e come si stanno comportando adesso? Hanno un approccio positivo o negativo nei confronti della questione?

Direi che parlare di ‘irlandesi’ è un po’ generico. Io attualmente risiedo a Dublino Sud e ho notato per lo più comportamenti molto ligi e un buon rispetto delle distanze sociali, con buon senso.

L’unica difficoltà che ho riscontrato è stata l’andare al supermercato senza mascherina. Credo che sarebbe più prudente rendere obbligatorio l’uso della mascherina in tutti i luoghi con concentrazioni maggiori di persone, un po’ come in Italia. Credo che questo dia un feeling di maggior serenità attorno agli altri.

5) Il governo ha dato supporto finanziario?

Da quello che ho sentito, il governo ha dato supporto finanziario a tutte le persone che non sono più state in grado di recarsi a lavoro. Fortunatamente non ho dovuto richiedere nessuna tipologia di aiuto in questo senso.

6) Qual è la tua opinione nei confronti del futuro?

Credo che in seguito a questa pandemia le cose saranno molto differenti. Penso che le modalità di viaggio cambieranno e che probabilmente saremo costretti a indossare mascherine più spesso o a mantenere più distanza gli uni dagli altri. Credo che questa esperienza abbia creato uno shock che senza dubbio si ripercuoterà, in maniera più o meno intensa, sulla nostra società.

7) Che cosa ti ha insegnato questa pandemia?

Sicuramente durante il lockdown ho avuto la possibilità di stare più tempo sola con me stessa. Questo ha aperto una profonda analisi personale sui miei obiettivi futuri e le mie priorità di vita. In precedenza, vivendo una vita piuttosto frenetica e piena, ho sempre posticipato eventuali flussi di coscienza che potessero destabilizzarmi. Credo che proprio in seguito a questa esperienza cambierò qualcosa nella mia vita.

Proprio come è accaduto a Silvia, penso che la quarantena abbia smosso qualche cosa in ognuno di noi.

Il desiderio di cambiamento si è fatto sentire per molte persone, sia nei confronti dei piccoli gesti quotidiani sia dei grandi sogni lasciati nel cassetto per ormai troppo tempo: e nonostante la paura di rimanere bloccati in un Paese straniero o di dover subire una nuova quarantena forzata renda immobili, spaventati e spaesati, non bisogna abbandonare il proprio spirito di avventura, quello che ha spinto tanti italiani ad iniziare una nuova vita in Irlanda.

Dal momento che si sta attraversando un periodo delicato, la prudenza è certamente necessaria ma è altresì importante mantenere accesa la passione per il viaggio, per l’avventura, per i nuovi inizi, affinché, quando giungerà finalmente il momento opportuno, la motivazione non mancherà.

La nostra comunità di Italiani Dublino vi invita a continuare a sognare l’Irlanda e a prenotare un soggiorno di studio o lavoro tramite i nostri amici di EazyCity (agenzia leader nel settore dello study travel in Irlanda).

EazyCity nasce nel 2004 come agenzia d’accoglienza e formazione

Intervista a cura di Greta Gontero