Ha senso per un’ azienda continuare a produrre un oggetto che costa quasi il doppio del valore a cui può essere venduto? È quello che si stanno chiedendo sempre più Stati Europei e l’oggetto in questione è la monetina da 1 centesimo.
Un esempio pratico: la Bank of Ireland spende 1,95 centesimi per coniare una moneta da 2 centesimi e ben 1,65 centesimi una monetina da 1 centesimo. Le monete di così basso valore, inoltre, vengono raramente usate nelle transazioni quotidiane e anzi, spesso vengono accumulate in barattoli in giro per le case.
Ecco perché dalla fine di ottobre l’Irlanda ha deciso di ritirare dalla circolazione le monete da 1 e 2 centesimi. Quindi se comprate qualcosa che costa 4.99€ e pagate con una banconota da 5€, non aspettatevi il resto.
I prezzi non cambieranno: i negozi potranno ancora etichettare i loro prodotti a prezzi “non tondi”, ma il costo finale verrà arrotondato in difetto o in eccesso.
Questo vuol dire che se invece di pagare con contanti preferite pagare con carta, il prezzo non verrà arrotondato.
L’adesione al programma di ritiro dei centesimi è volontaria e gli esercenti che vi partecipano sono obbligati ad informare i clienti o mettere un certello informativo vicino alle casse.
Le monete da 1 e 2 cent sono ancora valuta legale in Irlanda e un cliente ha diritto a chiedere il resto corretto nei negozi.
A opporsi al ritiro delle monetine è stata Change for Charity, organizzazione di beneficienza preoccupata del fatto che gli spiccioli rappresentano gran parte delle donazioni che vengono ogni anno raccolte per le strade d’Irlanda.
E voi da che parte state? Siete per il ritiro delle monetine da 1 e 2 centesimi o vi piacciono gli spicciolini?