Aprire un Irish Pub in Italia: ecco come! Marco e il suo “Shamrock”

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Per questa volta Italiani Dublino.com fa un salto in Italia, alla scoperta di uno splendido angolo d’Irlanda sulle sponde di “Quel ramo del Lago di Como…” di cui scrisse Manzoni. 

Ho recentemente avuto il piacere di intervistare Marco Valsecchi, fondatore e titolare del pub The Shamrock, nel pieno centro di Lecco (qui la pagina Facebook ufficiale del pub). Dall’intervista si possono trarre utili consigli su come aprire un Irish pub in Italia e conoscere alcuni dettagli sulla burocrazia e sull’importazione di prodotti alimentari e bevande irlandesi. Marco ha 39 anni e si è laureato in Giurisprudenza alla Statale di Milano. Oltre a gestire lo Shamrock, lavora dal 1992 come giornalista sportivo per il quotidiano La Provincia di Lecco e per il sito LeccoSportWeb.

Si definisce appassionato d’Irlanda dal lontano 1990…

Ciao Marco, ci puoi spiegare come è nata l’idea di aprire un Irish pub a Lecco e quali erano le tue aspirazioni iniziali?

Non c’è un momento preciso in cui l’idea è nata. È una di quelle cose che iniziano a frullarti in testa di tanto in tanto. Lo spunto però mi è venuto ascoltando una canzone degli High Kings, “The Irish Pub”, che dice che in ogni città del mondo c’è appunto un Irish pub. A Lecco ce ne sono un paio ma, senza nulla togliergli, col passare degli anni hanno perso lo spirito irlandese con cui erano stati aperti negli anni Novanta diventando qualcosa di diverso. Ho così iniziato a pensare che anche nel centro della città dove sono nato e cresciuto, tra tanti cocktail bar con i tavolini vista lago, potesse nascere un vero Irish pub. Ho trovato un amico con la stessa passione e l’idea è diventata sempre più concreta. Lui poi si è tirato indietro, ma ormai avevamo mosso già diversi passi per trovare la giusta location e io ho voluto andare fino in fondo. Le mie aspirazioni? Avere a due passi da casa un pub dove bere buona birra irlandese in un ambiente Irish al 100%. Alla base di tutto, del resto, c’è il mio amore per l’Irlanda. Un amore sbocciato ai tempi dei Mondiali di calcio del 1990, quando avevo trascorso le vacanze in Sicilia con i miei genitori: è lì che avevo avuto i miei primi contatti con il mondo irlandese. I tifosi dei “Boys in Green” mi avevano regalato una maglietta e un cappellino, scrivendomi il testo di “Molly Malone” sul tovagliolo di un bar. È sostanzialmente lì che è iniziato tutto.

A livello burocratico quali sono i passi fondamentali da seguire per aprire un pub e quali le maggiori difficoltà?

Il mio primo passo è stato quello di contattare la Guinness, perché la mia principale preoccupazione era quella di poter avere birra irlandese di qualità. Per il resto, una volta individuato il locale adatto, ho avuto la possibilità di subentrare a un locale già esistente e recentemente rimesso a nuovo. Si trattava di un ristorante latino americano nel quale ho dovuto soltanto cambiare tutto l’arredamento, trovando però tutto il resto già a norma. E così, al di là dei corsi necessari per aprire un’attività di questo tipo e a qualche adempimento richiesto dal Comune, tutto è filato liscio. 

Cosa puoi dirci, basandosi sulla tua esperienza, riguardo alle prospettive di crescita e di guadagno per chi vorrebbe investire in un progetto come il tuo?Che consigli daresti a un imprenditore che vorrebbe avviare un pub irlandese?

Probabilmente, coi tempi che corrono in Italia, aprire un pub o un bar in generale è un investimento molto rischioso. Non dimentichiamo che un italiano beve in media un quinto, o forse meno, di quanto bevono un irlandese o un tedesco. Per cui, tra tante spese e margini risicati, è difficile diventare ricchi in questo momento con un’attività di questo tipo. Io non ho aperto questo pub per diventare ricco, ma semplicemente per passione.

Quali sono i piccoli segreti per far sì che un pub abbia successo in Italia?

Penso che in Italia, così come forse in qualsiasi parte del Mondo, il primo segreto sia quello di puntare sulla qualità e di distinguersi dagli altri. Se offri alla clientela prodotti di scarsa qualità o apri un locale uguale ai tanti altri che costellano ogni città, difficilmente la gente lascia gli abituali luoghi di ritrovo per venire a bere e a trascorrere il suo tempo nel tuo locale. Appena aperto, ad esempio, si è subito sparsa a Lecco e dintorni la voce che c’era un locale diverso dagli altri, dove si poteva bere una nostra Guinness particolarmente buona. E così, fin dal primo giorno, abbiamo spillato decine di litri di birra al giorno, offrendo sempre un prodotto fresco e di qualità.

Cosa distingue lo Shamrock dai tanti altri Irish pub in Italia, perché pensi che si possa ritenere un luogo speciale?

Sicuramente è diverso per la struttura e l’arredamento. Non so se sia migliore o peggiore rispetto alle centinaia di Irish pub nati in Italia negli anni Novanta, ma sicuramente è diverso. È un pub “fatto in casa” e, al di là di tavoli, sedie, panche e bancone, è arredato con tanti piccoli pezzi di Irlanda che ho portato a casa volta per volta dai miei tanti viaggi sull’isola. Al di là della struttura, a fare la differenza e a creare un ambiente diverso da tutti gli altri è senza dubbio la musica irlandese. A chi entra allo Shamrock, sembra di aver percorso in un attimo 3 mila chilometri e di essere atterrato improvvisamente in Irlanda.

Ci puoi dare qualche informazione o qualche dritta basata sulla tua esperienza riguardo alla distribuzione e importazione dei prodotti irlandesi (birra, whiskey, sidro, prodotti alimentari…)? 

Come accennavo prima, ho aperto il pub con l’idea di avere tutte le birre della gamma Guinness, per cui ho subito contattato la casa madre a Dublino per capire come muovermi. Mi hanno indirizzato sul loro agente per la Lombardia e, dopo una serie di colloqui, questa persona mi ha seguito anche nella scelta del locale, consigliandomi un bravo arredatore piemontese per realizzare il tutto e affidandomi poi a un fornitore che sta in Brianza, a una trentina di chilometri da Lecco. È a lui che ho quindi chiesto di procurarmi il maggior numero possibile di whiskey irlandesi, dato che non ho voluto tenere Scotch. Quindi mi sono rivolto a un fornitore locale per alimenti come il salmone e il manzo irlandese e per avere prodotti poco diffusi in Italia come lo Sheridan’s Berries, l’Irish Mist o come le diverse qualità di Baileys.


Qual è la risposta dei consumatori per quanto riguarda i suddetti prodotti irlandesi (sia in materia di alcoolici che di piatti tipici)? Viene apprezzata maggiormente la birra stout o le più “italiche” lager?

La risposta è molto buona. Sia per la cucina, che viene apprezzata, sia soprattutto per le bevande. Nel nostro primo anno di vita sono davvero poche le persone che ci hanno chiesto del vino o dei cocktail. E, per quanto riguarda le birre, la Guinness è di gran lunga quella che spilliamo di più. Quasi il 50% di chi entra allo Shamrock chiede una pinta di Guinness. Tant’è che, periodicamente, le abbiamo affiancato altre stout come la Oyster della Porterhouse o la Murphy’s. Avere due stout è sempre stato un mio pallino. In Italia sono pochi i pub che hanno due scure tra le loro birre alla spina, e sono orgoglioso di essere tra questi. Il mio cruccio principale? Dover servire la Smithwick’s con il nome di Kilkenny, perché è con questo nome che viene esportata dall’Irlanda all’Italia. 🙂

Luca Cattaneo